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Light drifting
Questa tecnica di pesca, lungo la nostra, si svolge ad una certa
distanza dalla riva e si può praticare sia con la barca ancorata che
a scarroccio. Dalle nostre parti, il periodo migliore va,
generalmente, dagli inizi dell’Estate alla fine dell’Autunno ma
anche in inverno può riservare qualche gradita sorpresa.
Il light drifting si pratica con
canne leggere (light) che possono essere canne da barca
specificatamente realizzate per questa pesca oppure canne da
bolentino o da spinning, riadattate allo scopo. A queste dovremo
abbinare dei mulinelli a bobina fissa, di misura variabile tra i
4000 e gli 8000 (attenzione però, la numerazione dei mulinelli non è
uno standard e varia notevolmente da casa a casa). Io da qualche
anno uso anche i mulinelli con tecnologia buitrunner, ideati per la
pesca alla carpa ci permettono di lasciare le canne in pesca
regolando una doppia frizione, quando il pesce mangia prende filo
senza accorgersi della trazione della canna. C'è chi sconsiglia uso del multifibra, in questa circostanza, perché, al contrario del nylon, non permette un naturale affondamento delle esche, in special modo se peschiamo con lenza libera, senza l’aggiunta di piombi. Questo fatto causerebbe un notevole calo delle mangiate nelle giornate in cui i pesci sono più sospettosi. Personalmente credo che questa sia una grossa stupidaggine, infatti mi sono accorto usandolo che non solo il numero di mangiate non cambia in negativo anzi, ma la ferrata è decisamente migliore vista la sua elasticità nulla. l'unica accortezza da tener presente è di usare una canna con azione flessibile in punta o ripartita in modo da poter ammortizzare le fughe del pesce senza mettere in crisi il finale e con anelli con pietra in sick perchè altrimenti il multifibra li taglierebbe
Le batimetriche più interessanti vanno dai 20 ai 60 metri per i sugarelli, le stelle, i lanzardi e le palamite e dai 50 ai 120 metri per le lampughe ed i tonnetti alletterati.
Quando il nostro eco comincerà a segnalare fitti branchi di pesce, significa che ci dobbiamo fermare e cominciare l’attività alla base del light drifting: la pasturazione.
Al fine di rendere la scia di pastura ancora più visibile, è possibile aggiungere della farina o del pane duro lasciato ammorbidire in acqua di mare e successivamente frantumato il più possibile con le mani. Nel dosare la pastura da gettare in acqua, teniamo presente che il nostro scopo è richiamare i pesci, non sfamarli, quindi evitiamo gli eccessi che non solo non sono utili, anzi, possono rilevarsi dannosi.
La montatura sarà molto semplice da realizzare. Si può pescare a lenza libera o con una piccola piombatura. Nel primo caso alla nostra lenza madre andrà legata una girella con o senza moschettone e ad essa andrà collegato un terminale (meglio se in fluorocarbon) lungo circa 1,5 o due metri. Nel caso si intenda utilizzare una piombatura, si dovrà inserire un piccolo piombo scorrevole direttamente sulla lenza, a monte della girella. Gli ami andranno dimensionati in base alla taglia ed alla tipologia delle prede che ci aspettiamo di prendere. In generale, nella nostra cassetta non dovranno mancare le misure che oscillano dal 2/0 al 2. E’ possibile pescare anche con i galleggianti, per avere l’esca sospesa ad una desiderata profondità. Ciò sarà consigliabile, ad esempio, qualora l’ecoscandaglio ci evidenzi la presenza di pesce che staziona sotto la barca ma non vuole risalire verso la superficie. La montatura, in questo caso, si eseguirà nel seguente modo: sulla lenza madre si inserisce una perlina e poi un galleggiante scorrevole (che sostenga almeno una ventina di grammi); dopodichè si inserisce il piombo, anch’esso scorrevole, e si lega la girella, con o senza moschettone, alla quale andrà collegato il solito terminale lungo 1,5 o 2 metri. Quando caleremo la nostra lenza, questa filerà sul fondo facendo scorrere il galleggiante che si trascina dietro la perlina; arrivati all’altezza desiderata, bloccheremo il tutto e faremo un nodo “uni” a 4-5 spire, con un filo in dacron, sulla lenza madre, in modo che la perlina vada in battuta su di esso, bloccando il galleggiante e fermando la corsa dell’esca verso il fondo. Pescando in questo modo, anche la pastura deve essere affondata. Per fare ciò, possiamo utilizzare un pasturatore in acciaio a lame: in questo cestello di rete metallica, metteremo le sarde, o le alici fino a riempirlo per 3/4. I pesci verranno tagliati a pezzi dalle lame del pasturatore che saranno messa in funzione dal rollio della barca. Affonderemo quindi il tutto con una cima alla profondità prescelta. La stessa cosa può essere fatta con il sacco di macinato che andrà calato con una cima sotto la barca alla profondità voluta. Le prede insidiabili sul litorale con la tecnica del light drifting sono numerose. Tra queste, sgombri, lanzardi, alletterati, lampughe, palamite, tombarelli, lecce stella, sugarelli. Più rare le catture di razze (pastinache), piccole e medie ricciole, pesci serra (in genere ci accorgeremo del loro arrivo per il taglio immediato della lenza). Tratteremo a parte il drifting agli alletterati, poichè ha caratteristiche peculiari, vista anche la mole dei pesci insidiati. Vediamo ora le particolarità della tecnica applicata alle diverse zone ed ai diversi pesci. Nel sottocosta, fino a una ventina di metri d'acqua è possibile trovare i serra, le aguglie e le stelle. Per i primi raccomandiamo un terminalino di una decina di centimetri di cavetto d'acciaio. L'ideale è che sia lungo poco meno dell'esca utilizzata, sia essa una sarda, un altro pescetto, ad esempio un cefalo o un sugarello, un pezzo di gronghetto o di anguilla. Ottimo il cefalo rovesciato, cioè aperto ad esporre la carne. Per le stelle e le aguglie l'unica raccomandazione è quella di pescare con lenze molto sottili, terminali in fluorocarbon dello 0,10-0,14 con ami piuttosto piccoli. Ottima esca è il bigattino. Più al largo troveremo sugarelli, lanzardi palamite e alletterati. Questi ultimi insieme alle palamite , vuoi per la mole, sono pesci anche di 8-10 chili, vuoi per i denti, richiedono un accorgimento, il rinforzo dell'ultimo tratto di terminale. Lo si può ottenere con una "calzetta" di dacron cavo infilata a protezione del nylon e nascosta all'interno della sarda innescata con l'ago oppure utilizzando un pezzetto di una decina di centimetri di fluorocarbon, più resistente all'abrasione, di un diametro maggiore. Infine le lampughe. In genere stazionano in lungo e largo tutto il golfo ma la zona migliore è quella tra i 40 e i 100 mt d'acqua da luglio ai primi di novembre in particolar modo si insidiano attorno a boe, mede, cannizzi o materiale galleggiante alla deriva. Condividono questo ambiente con i pesci pilota e rare cernie di fondale allo stato giovanile (cernie ombre, da rilasciare!). Capita alle volte, con l'acqua molto limpida, che le lampughe siano restie ad abboccare alle esche ferme, allora si può operare con una sorta di traina molto lenta oppure cambiare tecnica di pesca. |
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